Saggi riformatori

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La scorsa primavera, durante l’empasse per la formazione del nuovo Governo subito dopo le elezioni  politiche di febbraio che non avevano determinato una chiara maggioranza politica, il  Presidente della Repubblica ha conferito ad alcune personalità (c.d. saggi) il compito di proporre un ristretto numero di punti programmatici sulle  riforme  istituzionali, tali da fungere da road map per l’Esecutivo che di li a poco si sarebbe formato.

In tema di giustizia la prima proposta è legata all’ormai intollerabile sovraffollamento penitenziario italiano, reiteratamente denunziato anche dalle Istituzioni politiche e giurisdizionali europee (ultima di tempo la sentenza “Torreggiani” pronunziata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo all’inizio dell’anno ed ora alla attenzione della Grand Chambre) come inaccettabile.

Sulla scorta dei disegni di legge di iniziativa popolare depositati da un cartello di associazioni cui ha partecipato anche l’Unione delle Camere Penali, che in larga parte coincidono con le riflessioni operate dalla Commissione del C.S.M. coordinata dal professor Glauco Giostra, è necessario eliminare tutte le incrostazioni che hanno di fatto sterilizzato il sistema delle misure cautelari personali alternative al custodia cautelare, oltre le sanzioni penali di natura educativa diverse da quelle in vinculis. In quest’ultimo settore è suggerito l’ampliamento della adozione dei lavori di pubblica utilità -  attualmente prevalentemente disposti dai giudici di pace – ratione materiae e limitatamente ai delitti di minor allarme sociale,  anche alle ipotesi di  provvedimenti giurisdizionali di condanna tribunalizi e delle  Corti di Appello.

La  misura cautelare carceraria deve possedere  realmente natura di extrema ratio prima della sentenza definitiva di condanna, dovendosi  conferire alla Autorità giudiziaria un ampio spettro di misure sostitutive di essa.
Il Parlamento, su consiglio dei “saggi”, non può sottrarsi ad un ampio dibattito sulla esigenza di un provvedimento straordinario di amnistia e indulto, da collocarsi – al fine di riconoscergli  un reale senso ed efficacia -  in seno ad un profondo e articolato intervento riformatore.

In relazione agli immani carichi di lavoro degli uffici giudiziari è proposta una seria revisione del principio della obbligatorietà della azione penale, introducendo forme di estinzione della azione penale in caso di  oggettiva irrilevanza del fatto “criminoso”, ovvero, al pari dell’ordinamento francese, attribuendo alle Camere il compito di indicare le priorità alla autorità giudiziaria circa i reati da perseguire, in modo che vi sia una “reale” lotta ad alcune  condotte penalmente illecite, non frastagliata  fra mille rivoli di procedimenti penali che determinano solo una gran confusione, distogliendo i magistrati dalla rotta principale.

Realizzare i tempi medi di sei mesi per la definizione di un processo penale o civile di primo grado come in Germania è impensabile, nelle prospettive sia di  medio che di lungo periodo, ma l’obiettivo di ricondurli a ragionevole durata nel rispetto dell’art. 6 della Carta Europea dei Diritti dell’Uomo potrebbe essere raggiunto, comportando, fra l’altro, un consistente risparmio di spesa per   l’Amministrazione giudiziaria  di  non meno di 50 milioni di euro annui, esborso causato dalle cospicue pronunzie a sfavore dell’Italia da parte di Strasburgo.
Con quali modalità tecniche?

Mettere rapidamente mano al numero di adempimenti processuali di ordine processual – penalistico e civilistico e, in ambito unicamente penale, modificare il codice di rito nella parte afferente la doppia notifica all’imputato e al difensore, distinguendo le attività per le quali è sufficiente l’informazione all’avvocato da quelle che obbligatoriamente debbono essere dirette all’interessato indagato/imputato, potrebbe consentire un ridimensionamento di non poco momento di siffatto problema.

Fabrizio Giulimondi nasce il 3 novembre 1964 a Roma ove vive attualmente. Nel 1983 consegue la maturità classica presso il liceo Ennio Quirino Visconti di Roma. Si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e, contestualmente, costituisce il “Gruppo Speranza” presso la Chiesa di Ognissanti. Giulimondi è responsabile del Gruppo dal 1984 al 1989, anno della sua laurea in giurisprudenza con la votazione 108/110. Una volta laureato Fabrizio Giulimondi approfondisce il diritto comunitario e quello amministrativo: nel 1995 ottiene il diploma di specializzazione post lauream in diritto comunitario europeo presso l’Istituto di Studi Europei “Alcide de Gasperi” di Roma, mentre nel 1998 riceve il diploma di perfezionamento in diritto amministrativo presso Il CEIDA di Roma. Nel 2003 Giulimondi incomincia l’attività di docente con la materia “Teoria dell’Interpretazione” presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Teramo; si sposta nel 2005 all’Università degli Studi di Chieti-Pescara “Gabriele D’annunzio” in veste di docente in diritto amministrativo, a cui si aggiungerà dal 2007 anche l’insegnamento in diritto pubblico, con una breve esperienza presso la facoltà di scienza manageriali della Università telematica “Leonardo da Vinci” (dipendente dalla Gabriele D’Annunzio) sempre nelle materie giuspubblicistiche. Ha avuto anche numerose e importanti esperienze di docenza presso società e università private note nel campo culturale e della formazione, quali l’Ernst&Young, l’Università Telematica di Roma “Guglielmo Marconi) e la società Memosystem. Dal 2001 al 2006 il dott. Fabrizio Giulimondi è stato capo segreteria del Sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Valentino. Tale ruolo gli ha consentito di contribuire ad attingere risultati di grande impatto sociale: la stabilizzazione dei 1836 ex Lavoratori Socialmente Utili in servizio presso l’Amministrazione Giudiziaria; il trasferimento definitivo dei comandati dell’ex Ente Poste al Ministero della Giustizia; l’assunzione dei quasi 500 messi di conciliazione non dipendenti comunali presso gli uffici giudiziari meridionali. Dal 2008 al 2010 il compito di Vice Capo di Gabinetto del Comune di Roma gli consente di dare un contributo a vasto raggio alla sua Città, dovendo affrontare tematica di ogni tipo e difficoltà. Nella attività al Consiglio Regionale del Lazio il prof. Fabrizio Giulimondi ha steso le seguenti proposte di legge presentate nel corso del 2011 dal cons Luigi Abate, Presidente della Commissione Consiliare Speciale sulla Sicurezza e Prevenzione degli Infortuni sui luoghi di Lavoro del Consiglio Regionale del Lazio: “disposizioni per l’individuazione dei siti per lo smaltimento dei rifiuti di amianto al fine della tutela della salute e della salubrità ambientale”; “disposizioni integrative per favorire una maggiore tutela della sicurezza e salute dei lavoratori nei cantieri edili fissi e mobili e di ingegneria civile”; “disposizioni per favorire una maggiore tutela della sicurezza e salute dei lavoratori nelle micro, piccole e medie imprese”. Un contributo è stato fornito dal dott. Giulimondi anche alla proposta di legge “Tarzia” (dal nome della presentatrice on. Olimpia Tarzia, Presidente della Commissione Scuola, Diritto allo Studio, Formazione Professionale e Università” del Consiglio Regionale del Lazio) sulla riforma e riqualificazione dei consultori familiari (2010).

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