La violenza sulle donne, ennesima media-buffonata all

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Da alcuni mesi a questa parte, il modo più facile per avere l'applauso facile è quello di sciacquarsi la bocca col tema della violenza sulle donne. Ormai è uno sport nazionale, tutti i politici l'hanno imparato, destra sinistra e centro: la gara è aperta tra chi riesce ad essere più trito, retorico e ridondante.

Tutti sentono il bisogno di mettere la propria firma su questo argomento: media, in primis, ma anche Governo, Parlamento, Regioni, Comuni, Municipi. Ho visto all'esterno del mio municipio (avete capito bene, di un Municipio, quello che dovrebbe occuparsi della raccolta dei rifiuti, dei rifacimenti dei manti stradali, ecc... non atteggiarsi a Tribunale dell'Aja) uno striscione che invitava a dire basta alla violenza sulle donne. Qualche mese fa era addirittura uscita una pubblicità di un marchio di moda raffigurante una nota cantante truccata di bianco, con finta lacrima stile Pierrot e dietro un ometto pompatello sdraiato con aria mezzo ammiccante e la scritta sulla mano "Basta con la violenza sulle donne".

Uno spettacolo davvero deprimente. Addirittura in un museo in Umbria mi è capitato di vedere una sedia vuota, legata con fili di stoffa che impedivano di sedercisi sopra e la spiegazione che quella sedia rientrava in una campagna contro la violenza sulle donne (quale sarebbe il nesso? La prossima volta mi aspetto un bel castello di bottiglie di vetro vuote, o magari una montagna di pneumatici bucati con su scritto "Basta").

Il ridicolo non ha fine. A inizio settembre scorso, il vicepremier Alfano (pezzi grossi, non c'è che dire), parlando di questo tema, comunicava che ben il 30% delle vittime di omicidio in Italia è donna. Il dato, offerto evidentemente per stuzzicare il pubblico, voleva sottolineare la massa abnorme di vittime donna...mentre evidenziava esattamente il contrario. Se solo il 30% delle vittime è donna, evidentemente ben il 70% è uomo (mi perdonerà Vladimir Luxuria se nel computo non peso la componente trans). Non capisco perché questo secondo dato non faccia notizia: tutto sommato è anzi sorprendente che così poche donne vengano uccise in rapporto alle vittime di sesso maschile!

Insomma, quello che colpisce è l'assoluta strumentalità e ipocrisia di queste campagne di comunicazione. Ovvio che nessuno vuole difendere la violenza sulle donne. Essa è inaccettabile come qualunque forma di altra violenza, a maggior ragione nel caso in cui si tratti di azioni violente nei confronti di soggetti non sempre nella condizione di difendersi, quali le donne certo, ma anche i bambini, gli anziani, gli stranieri, etc 

Infastidisce però la finta emergenza scatenata intorno a questo tema, e l'imbelle (anzi, compiacente) immobilismo della politica al riguardo. Non esiste oggi un'emergenza "donne", anche perché le violenze sono, giustamente, più stigmatizzate e combattute di quanto non lo fossero in passato. Alcuni studi, pure di stampo femminista, cercando di dimostrare la gravità del momento attuale, concordano comunque sul fatto che non esistono dati scientifici che evidenzino trend di crescita della cosiddetta violenza di genere e che quindi in sostanza è impossibile parlare oggi di esplosione del fenomeno, ammesso che esso sia tale, e non una semplice 'moda' scatenata dai media.

In verità, temo ci sia un non detto, fastidioso, celato dietro molta di questa sciocca retorica. Ed è l'opinione di quante credono (e vogliono far credere) che gli uomini sono tutto sommato un pericolo da guardare con attenzione. C'è un pensiero aggressivo, sottile, fintamente amichevole, ma in realtà crudele, che soggiace quanto meno a parte di questo circo equestre mediatico, ed è che gli uomini sono soggetti da tenere lontani. Le donne vanno "liberate", devono stare con chi le sa comprendere (altre donne, of course). Ci sono "case internazionali delle donne" sempre pronte a fungere da chiocce nei confronti dei soggetti vittima o presunti tali. 

In quell'ossimoro aberrante della logica occidentale che risponde al nome di "pensiero femminile" già da tempo esiste una branca chiamata, non a caso, "separatismo femminista". L'idea è proprio questa: le donne vanno "separate" dagli uomini perché solo così possono sviluppare al meglio la propria personalità e individualità. Un atteggiamento che nei fatti assomiglia al separatismo di tipo islamico, che ritiene opportuno separare fisicamente donne e uomini all'interno delle SPA, così come sulle spiagge o nei ristoranti.

Insomma, ovvio che tutti siamo contro la violenza sulle donne, come lo siamo nei confronti della violenza sugli animali, sui bambini, sui disabili. Tutte le violenze sono inaccettabili. Ma proprio per questo, non sporchiamo la giusta indignazione con la sciocca e vuota retorica, perché il rischio di partire da una giusta protesta, per finire in farneticazioni anti-storiche e anti-umane potrebbe essere dietro l'angolo.