La più bella del mondo? Non scherziamo...

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La nostra Costituzione è la più bella del mondo. Questo il titolo dello show televisivo di Roberto Benigni andato in onda a dicembre 2012 su Rai 1 con grande riscontro di pubblico e critica. Da allora, questa espressione è stata ripresa da tanti soggetti del panorama politico e non solo. Da ultimo lo stesso Presidente del Consiglio Letta in un intervento del 13 settembre 2013 ha ripreso il concetto, limitandolo al giudizio sulla prima parte della Costituzione.

Personalmente non arriverò a sostenere che la nostra Costituzione sia la "più brutta del mondo"...ma certo l'entusiasmo di molti sul nostro testo costituzionale mi pare davvero poco condivisibile.

Proviamo a fare qualche considerazione personale e intellettualmente libera, senza lasciarci avviluppare in questo bagno di retorica e buonismo, da affermazioni pre-pensate da altri, fossero pure (o soprattutto, direi) Benigni o Saviano.

Intanto una constatazione generale di fatto. Questa Costituzione ha prodotto una delle peggiori classi politiche del mondo occidentale.

62 governi in Italia in 67 anni di storia repubblicana sono già di per sé un bel punto di partenza verso l'abisso. Questa classe politica ha anche prodotto uno dei peggiori debiti pubblici al mondo (superato, in termini assoluti e relativi, da qualche isola caraibica, dalla Grecia e dal Giappone), che oggi e chissà per quanti decenni ancora, opprime e opprimerà l'intero Paese, schiacciando ogni realistico programma di sviluppo e di rilancio. Il Governo litiga al suo interno per trovare la copertura per i 4 MLD di euro necessari ad eliminare l'IMU sulla prima casa...e non ci ricordiamo che l'Italia paga ogni anno circa 80 MLD di euro di interessi sul proprio debito pubblico. Se solo potessimo trattenere questi interessi, potremmo cancellare totalmente l'IMU sulla prima casa, incentivare lo sviluppo, dare sussidi alle famiglie e ai disoccupati e chissà quante altre belle cose. La crisi scomparirebbe da un giorno all'altro.

Cosa c'entra questo con la Costituzione? C'entra, c'entra...perché il debito è stato realizzato da un ceto politico clientelare che per sopravvivere ha avuto bisogno per decenni di "pagare" il proprio consenso. E il ceto politico è quello che è perché i nostri padri costituenti si sono inventati un sistema bicamerale perfetto composto da circa 1.000 persone, 1.000 individui i quali, eletti col proporzionale, erano dei veri e propri "infiltrati" delle diverse lobbies all'interno delle istituzioni pubbliche, col potere di controllare, ingessare, rallentare, piegare l'interesse pubblico ai 1.000 (cifra non metaforica, appunto) rivoli di interesse di parte.

E oggi, quando si prova a dire che questa Costituzione così com'è fa acqua da tutte le parti...le reazioni che si raccolgono sono soprattutto isteriche. Non si può toccare un testo così perfetto, frutto dei valori repubblicani e dell'antifascismo.

Ma stiamo veramente scherzando?

Si potrebbe obiettare che, quanto meno, della nostra Costituzione andrebbe salvata la prima parte. Anche Letta concorda che quella sì, è la più bella del mondo.

Ai miei occhi, molti articoli, letti oggi anno di Dio 2013, mi sembrano solo un cumulo di retorica vuota, inutili chiacchiere pompose e ridondanti, disattese dai più, a comincare proprio dagli esponenti della classe dirigente.

Partiamo dal primo articolo, primo comma: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Detta così, è roba da DDR, da "Le vita degli altri". Repubblica "democratica" potrebbe sembrare, agli occhi di un onesto lettore, un termine neutro...ma è in realtà lo stesso che adoperano ancora oggi i nordcoreani per definire la propria di Repubblica. Siamo onesti: è una terminologia da Stato Comunista old style (very old). Poi...fondata sul lavoro? Ma che caduta di gusto! Proprio roba da falce e martello, non c'è che dire.

Certo, la nostra Costituzione rispetta molto il lavoro e i lavoratori. Cosa dire ad esempio dell'articolo 4: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società ? Ma quando mai? Parliamo della stessa Repubblica che assume docenti supplenti da settembre a giugno per non pagargli le ferie? La stessa Repubblica che assume, attraverso sue amministrazioni, personale laureato in categoria terza media solo per risparmiare sullo stipendio? Quella che non rinnova i contratti da 4-5 anni? Credo che chiunque potrebbe avere infiniti esempi di casi in cui lo Stato, attraverso le Amministrazioni Pubbliche, si approfitta letteralmente dei suoi cittadini. Altro che diritto al lavoro! Senza contare che questo articolo si sposa con un altro, davvero grottesco, il n. 36, il cui enunciato è il seguente. Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi. Questo enunciato, letto alla luce dei quotidiani soprusi e arbitrii che lo Stato commette anche in ambito lavorativo, farebbe davvero ridere se non fosse tragico. Basta guardare le tabelle stipendiali dei dipendenti pubblici e farsi un giro in un qualunque supermercato per rendersi conto che ovviamente no, non basta la retribuzione di un lavoratore ad "assicurare a sé e alla famglia un'esistenza libera e dignitosa".

Ma parliamo dell'articolo 15: La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.
La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'Autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge. Questo, in epoca di internet e di transcript di conversazioni tra la D'Addario e Berlusconi avvenute nella camera da letto di via del Plebiscito e riportate su repubblica.it, fa semplicemente ridere.

E la registrazione dei sindacati prevista dall'articolo 39? Mai avvenuta. Va beh certo, quella è una previsione da Stato fascista quindi in questo caso si può anche disattendere la Costituzione (che però, rimane sempre la più bella del mondo...ops, qualcosa non mi torna più!).

Ma vogliamo ricordare anche i bellissimi secondo e terzo comma dell'art. 42? (omissis) La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale (omissis). Questo è meraviglioso. Si dice che la proprietà privata è riconosciuta e garantita...però la legge ne determina i limiti, in modo da assicurarne la funzione sociale. E quindi non è più privata...o no? Grazie a questa contraddizione in termini sono accettate / tollerate le occupazioni selvagge degli edifici non abitati, è possibile che un marito cornuto venga cacciato dalla propria casa dove abita la ex moglie affinché possa accogliere l'amante, si può non pagare l'affitto per mesi senza che nessuno venga a cacciarti a pedate dalla casa che stai abitando in maniera abusiva. Per carità, la funzione è sociale, che ci vuoi fare.

Chiudiamo qui, per omissione, non certo per esaurimento dei possibili argomenti da trattare. Una sola preghiera però: il sottoscritto rispetta quelli che considerano la nostra Costituzione come la più bella del mondo, ma allo stesso modo, chiede licenza di avere opionioni totalmente diverse in materia. E che non si consideri questo come un reato di lesa maestà. Per favore, siamo pur sempre in una Repubblica...