Delusione

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"Per essere delusi bisognerebbe essersi prima illusi", così diceva nel 1996 Gianni Agnelli in riferimento all'Ulivo di Prodi e al suo governo. Questa frase mi è tornata più volte in mente negli ultimi mesi con riferimento stavolta al Governo in carica e al suo presidente Matteo Renzi. Lo ammetto, mi ero molto illuso su di lui e giustamente oggi pago con un senso di amara delusione.

Qualche mese fa ebbi modo di scrivere che, vista la spregiudicata manovra di palazzo condotta da Renzi per far fuori Enrico Letta, rimanevano aperte davanti a lui due strade: o quella del successo roboante, dell'impresa titanica, o quella del deragliamento assoluto, del disastro senza precedenti. Duole constatare che stiamo ormai con due piedi ben piantati nella seconda ipotesi.

L'attuale Governo è partito animato dalle migliori intenzioni e ha promesso riforme in ogni ambito della vita pubblica di questo Paese. A oggi, trascorso un periodo anche maggiore di quello che ebbe a disposizione Enrico Letta, nulla di quanto promesso è divenuto realtà.

La riforma del lavoro (che per farla apparire cool viene definita Job Act, non si sa perché) è al palo. Si discute se cancellare o meno l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ma siamo alle chiacchiere, appunto. Al Senato è stata approvata una riforma costituzionale che è costata lacrime e sangue...ma sembra davvero che la montagna abbia partorito un topolino. Alla fine della fiera, ammesso che questo testo approvato a luglio passi indenne gli ulteriori tre passaggi parlamentari che lo attendono (prima lettura Camera e seconda lettura Senato e Camera), avremo semplicemente una camera sola a dare la fiducia al Governo. Un passo in avanti, ma niente di che. Si poteva ragionare sulla chiusura delle Regioni, quella sì che sarebbe stata una rivoluzione, o di elezione diretta del Capo dell'Esecutivo, ma nulla di tutto ciò è stato fatto. Sulla legge elettorale si è votata una cosa molto strana alla Camera e nulla è dato sapere su cosa succederà al Senato.

La cosa più grave però è che gli indicatori economici italiani vanno malissimo. Il PIL 2014 probabilmente chiuderà leggermente in negativo. Eppure il trend internazionale va in altra direzione, anche nell'UE le nostre previsioni di crescita sono tra le peggiori. Il Governo sta peggiorando la situazione dell'Italia, altro che aiutarla a riprendersi.

A parte le chiacchiere, abbiamo a oggi solo un provvedimento economico reale, il celeberrimo decreto legge 66/2014, noto nella vulgata come "gli 80 euro di Renzi". Il provvedimento non ha riguardato tutti: nulla ha dato a disoccupati, pensionati, precari, piccoli professionisti, perché rivolto esclusivamente al personale con contratto di lavoro dipendente. Ma anche qui giova ricordare che gli 80 euro, percepiti da maggio 2014, da parte di molti dovranno essere restituiti a maggio 2015 in dichiarazione dei redditi. Sì, avete capito bene: in moltissimi dovrete ridare indietro questi ricchi 80 euro accumulati nei mesi, perché in realtà non vi spettavano. I soldi vanno infatti non a tutti i lavoratori dipendenti, ma solo a quelli con un reddito medio basso. A chi guadagna anche solo 1.500 euro netti al mese non va nulla. Ci sarà da farsi qualche risata amara il prossimo anno, quando questa dura realtà sarà chiara a tutti.

Il bonus Renz quindi, sbandierato ai quattro venti, è servito a portare il PD al 40% dei voti, ma nulla ha fatto per aiutare l'economia. Il Presidente del Consiglio parla di "gufi", di gente che "rema contro", senza rendersi conto di essere lui il primo a remare contro gli interessi dell'Italia. O forse lo sa benissimo, ma la soddisfazione erotica che gli dà l'avere raggiunto il 40% dei consensi, polverizzando i precedenti di Bersani, Veltroni e D'Alema, prevale sullo spirito del bene Comune.

Oggi quindi ci si ostina a rifinanziare gli 80 euro, ma nulla si fa per i pensionati. I contratti del pubblico impiego non sono rinnovati dal 2008. Del resto, fa più scena aggiungere una riga alle buste paga e scriverci "bonus DL 66/2014" piuttosto che far aumentare gli stipendi senza dare ad essi un'esplicita paternità.

Insomma, grande delusione per Renzi e il suo Governo. La loro straordinaria forza politica è dovuta alla totale assenza di alternativa politica, ma non certo ad una dimostrata capacità di buona amministrazione. 

Soprattutto una cosa dà fastidio, ovvero il diffuso mantra secondo il quale questo Governo sarebbe l'ultima speranza per l'Italia. Questa orrenda frase, con finta autoironia, è stata citata pure dallo stesso Renzi.

Ma come vi permettete? L'Italia ha una storia di quasi 3.000 anni che, per un verso o per l'altro, inizia nel 753 a.c. anno della fondazione di Roma. Come si può soltanto azzardare una frase di simile volgarità? Già questo è segno della totale assenza di rispetto per il Paese da parte del Presidente del Consiglio.

Caro Presidente, l'Italia esisterà anche dopo di te. Non ci sarà alcun diluvio dopo questo Governo. Ci saranno probabilmente tempi molto cupi e difficili, ma l'Italia non morirà certo con questo esecutivo. Stai sereno.