Come è grande il Mondo come è bello Dio

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Gli eventi della vita ci capitano ogni giorno con ritmi improbabili e intensità fatte di alti e bassi senza che noi possiamo dar loro un nome, un senso, una motivazione adeguata, il più delle volte ci affidiamo al caso perchè è più semplice e non bisogna ringraziare nessuno.

Raramente ci interroghiamo sul Destino e su quel lungo sentiero legato al Fato che ci può condurre verso l'Invisibile, dunque Assoluto.

-Come è grande il Mondo come è bello Dio- di Antonio Socci, pag 153 edizioni Piemme ottobre 2005, raccoglie una serie di articoli caratterizzati da umanità ed emotività frutto dell'attività di editorialista al Giornale ed al Foglio del giornalista toscano, sempre attento all'analisi dei principali fatti della quotidianità attuale con un taglio antropologico, per mezzo anche delle lenti filosofiche di pensiero crisitiano.

Come umilmente ci dice Socci nella introduzione, le imperfezioni di ogni racconto e narrazione del Terzo Millennio son sempre personali, per quanto ci si voglia spogliare di soggetività e sentimento, la storia è sempre descritta con i parametri dell'io e dell'esperienza.

Ed infatti a fare la differenza sono gli occhi con cui li si guarda, dietro i quali si nascondono gioie, sofferenze, aspettative, delusioni, laddove passato, presente e futuro danzano sulle note della vita.

Potrebbe essere quello di adesso un mare arido e senza rotte, ma trasformato in tensione positiva si potrebbe trattare di un crocevia decisivo, dove l'umanità si gioca tutto.

Dedicato alla memoria di Giovanni Paolo secondo e del suo maestro Don Giussani, colui che gli ha insegnato a muovere gli occhi per interpretare e decifrare gli eventi il libro rappresenta un pezzo di Toscana nel cuore del mondo e nell'anima dell'Assoluto; la raccolta incomincia proprio con Benedetti Toscani, Montanelli, Oriana Fallaci, Benigni e Dio.

Adriano Sofri un giorno avvolto nella tempesta del dubbio scrisse, non sappiamo più in cosa non crediamo noi non credenti,e Proust- certi incontri mi facevano trovare ancor più bello un mondo che fa crescere così, su tutte le strade, di campagna, fiori ad un tempo singolari e comuni, tesori fuggitivi di un giorno, fortune inaspettate.

Prima il grande Indro e le sue provocazioni oggetto sempre di dibattiti, riflessioni, interrogativi: per il suo tempo fu un anticonformista, non adeguandosi al potere politico democristiano e tanto meno alla prepotenza culturale del Pci, un non allineato, osannato gli ultimi anni della sua vita e glorificato dopo la morte, ma mai valorizzato realmente in maniera totale per le sue oggettive qualità di narratore-cronista-opinionista, nel corso dei suoi lunghi anni.

è la stampa bellezza.

Fa sorridere ricordare quella domenica alla Versiliana, quando il fumantino di Fucecchio se la prese perfino con la Nazionale Italiana di calcio di Zoff, impegnata agli Europei del 2000 esclamando- io spero che perda: pur di dispiacere il grande bastian contrario era pronto a fare l'uccello del malaugurio, senza la paura che gli fosse affibiata l' etichetta di iettatore, contro quello che gli italiani ritengono di più sacro.

Penna semplice ma elegante, ha trascorso gran parte della vita a farsi odiare da una buona metà di italiani conformisti, poi come detto negli ultimi anni si è fatto detestare dalla sua ex area di appartenenza, quella liberalmoderata e anche conservatrice e tradizionalista si potrebbe dire.

Socci paragona le ultime fasi dell'esistenza di Montanelli a quella di Gustave Flaubert, lo scrittore francese fu infatti attanagliato da depressione e misantropia, allontanamento dalla politica, rifiuto della modernità e derivati di modernizzazione come dogma, idiosincrasia per la esaltazione esibizionista e per la spettacolarizzazione idiota.

Singolare una delle sue frasi testamento-mi piacerebbe non morire prima di aver svuotato qualche altro secchio di m sulla testa dei miei simili...Insiste lo scrittore senese, certe corrispondenze di guerra di Montaelli sono vere e proprie pagine di letteratura.

Il Montanelli alla ricerca della fede, forse si forse no mai trovata che si domandava-Se Dio lo trovassi gli direi perchè non mi hai dato la fede? La crisi della Chiesa e la simpatia umana per Giovanni Paolo secondo,da laicaccio toscanaccio convinto aveva interesse dall'esterno per le questioni cristiane.

Si passa poi alla descrizione del fenomeno Benigni, articolo del 13 marzo 2002 che ricorda la performance dell' attore fiorentino al festival di Sanremo, conclusa con la sorpendente recitazione del canto xxxiii del Paradiso di Dante; un tempo lo scandalo era parlare di sesso anche in maniera garbata, ed era eccessivo, un taboo che ha creato conseguenze opposte.

Oggi diventa imbarazzante secondo i canoni dei modelli prevalenti parlare di anima ed affrontare temi riguardanti il connubio fede-pensiero, venendo additati in maniera generica come medievali.

Testuale..la nostra, anche quella giornalistica è una intellighenzia bigotta, censoria, e ha reagito come una volta i preti stessi reagivano di fronte ad allusioni di carattere sessuale-Censurando.

Da brividi ed emozionatissimo il ciclone Benigni ha avuto il merito di dare risonanza alla Letteratura Italiana con una preghiera intensissima che ha fatto di Dante e dello stesso Roberto paladini per una sera della Fede: si proprio quel Benigni che ha disegnato con occhi, movimenti corporei, parole e gestualità la Vergine Maria come la donna più dolce e meravigliosa. Per non parlare del momento in cui dice- l' Amore è la mano di Dio sulla spalla dell'uomo, sottovoce, non per evitare l'esposizione ma per creare un
momento intimistico.

Non si può dimenticare la sua conterranea Oriana Fallaci che nella Rabbia e l'Orgoglio dice di non centrare nulla con la Chiesa, ma allo stesso tempo quella italica cultura impregnata di cristianità nelle opere d'arte la porta ad interrogarsi che è principio della ricerca.

Santa Maria del Fiore arte, muisca e paesaggi accarezzati dalle colline toscane, la melodia delle campane accende il cuore e riconcilia con il territorio, mettendo le ali per volare con la mente. Il 9 gennaio 2003 alla ripresa del programma Excalibur di e con Antonio Socci
lo stesso dedica tutta la puntata a questo evento eccezionale targato Benigni e in un dialogo con Paolo Mieli avanza la convinzione che la passione e l'intelligenza interpretativa di Benigni avessero la spiegazione della conversione.

L'idea suscita confronti e dibattiti che arrivano al diretto interessato, afferma lo stesso- è una bella idea ed un grande omaggio, grazie,fra toscanacci ci si intende- La Divina Commedia non è semplice lettura, ma esperienza di vita, sembra di
camminare accanto fisicamente e moralmente a Dante nel leggerla con emozione , evidenzia Socci, è cambiamento,metanoia, conversione, progetto di mutamento nella rotta.

Si viaggia sulle note della sinfonia toscana, quei sapori che sanno di buono, quei profumi che inebriano, quella terra che riconduce all'eternità. E poi gli scambi di opinione foglianti con gli amici editorialisti di sempre, Filippo Facci, Giampiero Mughini e Giuliano Ferrara.

E la speranza unita alla profondità che sempre traspare dai pezzi, pensati e vissuti.

Una lettura piacevole per dire si alla vita vissuta e pensata abbandonandosi anche all'Eternita.