Università per stranieri

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La Costituzione all'articolo 34, terzo e quarto comma, detta: I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Come molte frasi contenute nella nostra Costituzione, anche questa ovviamente è sì molto bella a leggersi, ma molto difficile a tradursi nella realtà. Soprattutto c'è da intendersi su un presupposto fondamentale: a chi pensiamo di rivolgerci? A tutti? Ovviamente non si può. Ci piacerebbe ovviamente, ma diciamolo francamente senza prenderci in giro: non si può.

Chi si iscrive all'Università spesso pensa che tutto funzioni come con le tasse, ma purtroppo non è così. Ci si lamenta spesso delle tasse, ma quello è invece uno dei pochi ambiti in cui le regole sono certe e non avvengono sorprese: ciascuno paga solo quello che viene strettamente richiesto. Se ad esempio un regolamento tasse prevede che ci sia un dato esonero, mettiamo in ingresso per chi abbia preso 100 alla maturità, questo esonero c'è e basta. Non esiste che si dica: i-primi-che-ne-fanno-richiesta-lo-prendono-gli-altri-ciccia. Tutti quelli che hanno avuto 100 alla maturità godono di quel beneficio, costi quel che costi alle casse dell'ateneo. 

La stessa cosa, evidentemente, non avviene in materia di diritto allo studio. Nella Regione Lazio, l'ente deputato ad assicurare questo diritto costituzionale è Laziodisu, un'istituzione regionale che negli anni ha subito più di un cambiamento nel suo assetto istituzionale, quello attuale è dato dalla legge regionale n. 7 del 2008. Questo testo normativo, all'articolo 7 (soggetti beneficiari), lancia un'altra di quelle bellissime petizioni di principio tutte italiane, ovvero prevede che Gli studenti stranieri non appartenenti all’Unione europea, apolidi e rifugiati politici accedono, a parità di trattamento con gli studenti aventi cittadinanza italiana, agli interventi, ai servizi ed alle prestazioni indicati all’articolo 6, secondo quanto previsto dalle disposizioni vigenti in materia.

Che meraviglia!! Che democraticità! Chi può essere contrario ad una simile previsione?

Leggendo il bando di concorso unico Laziodisu 2015-2016 troviamo all'art. 11 che per fare domanda per i vari sussidi (residenza, borsa, ecc.) i limiti di reddito e patrimonio sono i seguenti: - ISEE (Indicatore Situazione Economica Equivalente): € 19.468,75 - ISPE (Indicatore Situazione Patrimoniale Equivalente): € 34.069,40.

Bassi, non c'è che dire: tutti saremmo sicuramente d'accordo sul fatto che chi abbia meno, debba godere di una qualche forma di sussidio.

Ma è veramente così? Ovviamente no. Perché, al solito, i soldi non bastano per tutti.

E così, ovviamente, si dovrà favorire chi, sotto questa soglia di reddito, sta messo peggio. E chi sta messo peggio? Gli evasori probabilmente e, sicuramente, chi viene da un paese estero dove è assolutamente impossibile fare controlli attraverso l'Agenzia delle Entrate.

Arriviamo così al boccone che tanti proprio non vogliono mandare giù: chi frequenta un'università nella nostra regione, sa benissimo che il grosso dei benefici in materia di diritto allo studio vanno a cittadini non italiani. Mi dà fastidio questa cosa? Se toglie posti a cittadini italiani bisognosi, francamente sì, mi dà molto fastidio.

Da bando, agli extra UE, è richiesta solo una dichiarazione dell'Ambasciata competente. Stop, finisce lì. Molto spesso c'è scritto reddito zero...ma ovviamente nessuno ha modo di verificare se i dati dichiarati sono veri o se si tratta di sciocchezze.

Ma lo scandalo, mi permetto di chiamarlo così, non finisce qui. Perché almeno si potrebbe dire ok, ammettiamo certamente anche i cittadini extracomunitari, ma che, ad esempio nell'assegnazione degli alloggi, non godano poi di più del 5-10% dei posti complessivamente messi a bando.

Succede esattamente il contrario. Leggete questo incredibile estratto dal bando già citato:

Per garantire un accesso equilibrato al servizio abitativo tra la componente di studenti stranieri non UE e quella degli studenti italiani e stranieri appartenenti all’U.E., sempre nel rispetto della parità di trattamento, i posti alloggio sono assegnati in proporzione al numero delle domande regolari rispettivamente presentate, agli studenti che si siano iscritti entro il 18 novembre 2015...Resta in ogni caso riservata: a) agli studenti “matricole” stranieri non appartenenti all’UE una percentuale complessiva non inferiore al 20% del totale dei posti-alloggio assegnabili alle “matricole”; b) agli studenti “matricole” apolidi e rifugiati politici una percentuale complessiva non inferiore al 5% del totale dei posti alloggio assegnabili alle “matricole”. 

Ehhh???? Il 25% ALMENO dei posti, non AL MASSIMO. Sì signori, avete capito bene. Almeno il 25% dei posti assegnati da Laziodisu va per forza a cittadini non UE.

Quindi, se venite magari da un piccolo paese del Sud, la vostra famiglia è molto povera e fa fatica ad assicurarvi un alloggio a Roma, mi dispiace, ma dovete arrangiarvi da soli: lo Stato ipocrita, buonista ed ipocrita, lascia i posti alloggio agli extra UE, perché così sembriamo-tutti-più-buoni.

Che tristezza. Siamo razzisti a fare queste riflessioni? Direi proprio di no. Se cercare di non farsi prendere in giro, se difendere i più deboli tra i proprio concittadini è diventato razzismo, allora significa che il realismo e il buonsenso sono oggi sinonimo di razzismo.

Da bando risulta ancora che per ottenere i benefici Laziodisu bisogna essere iscritti all'Università non oltre il 18 novembre. Ebbene, non ci crederete, ma ci sono stati corsi di laurea in cui per stranieri extra UE, a seguito di loro insistenze, sono state create sessioni di laurea ad hoc, anticipando apposta per loro le sedute entro questa data, perché lorsignori "non perdessero l'alloggio Laziodisu"...senza dimenticare che questa indebita forzatura non avrebbe "fatto perdere loro l'alloggio", ma lo avrebbe semplicemente fatto assegnare ad altri che ne avevano fatto richiesta. Magari proprio a qualcuno dei ragazzi del Sud di cui si diceva prima, con un reddito familiare di 10.000 euro, che però in graduatoria finiscono dietro ai cittadini non UE.

E poi, da ultimo, cari amici, facciamoci una domanda: se qualcuno viene nel nostro Paese per fare l'università...possibile che abbia davvero reddito zero? Se una persona non ha veramente niente cerca il pane, cerca un lavoro che possa garantire la sopravvivenza a sé e alla propria famiglia...certo non va all'estero a fare il DAMS o Scienze della Comunicazione. Su su...il buonsenso prima di tutto.

Ma questo è il Paese di Bengodi. Povera Italia: amerò moltissimo chi, nel Lazio, avrà il coraggio di dire apertamente "no signori, i soldi per tutti non ci sono, ammettiamo certamente anche i cittadini extra UE ai benefici in materia di diritto allo studio ma per non oltre il 5-10% delle risorse complessivamente disponibili".

Chiedo troppo? A me pare di no, e spero anzi che succeda presto.