Matrimonio obbligatorio per tutti: evviva Cirinnà!

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La discussione che da settimane ha investito ogni social e non solo sulla cd "Legge Cirinnà", confesso, non mi aveva appassionato molto. Mi era apparsa infatti come una questione prettamente ideologica e le questioni ideologiche, appunto, solitamente non mi appassionano. Il focus, macroscopico, così come rappresentato dai media, era tutto puntato sulle unioni civili pensate appositamente per persone dello stesso sesso. Una cosa per pochi, quindi. Così, almeno, pensavo.

Le persone di orientamento omosessuale sono, infatti, già di per sé una minoranza: quante di queste, pur in presenza di una legge dedicata, avrebbero poi voluto davvero sottoscrivere un'unione civile? E quante, ancora, avrebbero avuto la briga di lanciarsi in una stepchild adoption, cosa per la quale occorre o il ricorso ad un "utero in affitto" - cosa tanto mostruosa quanto, fortunatamente, ancora poco popolare - oppure un figlio nato da precedente unione etero rimasto senza genitore naturale? Insomma, mi sembrava una legge fondamentalmente ideologica che avrebbe riguardato una minoranza della minoranza della minoranza delle persone di questo Paese. No, stando così le cose, non credevo che, comunque sarebbe andata a finire, ne saremmo stati poi così sconvolti. 

E invece mi sbagliavo. Perché, se c'era una cosa che in tutto questo rumore sulle coppie di fatto sì o no mi aveva sempre insospettito, era come andavano a sistemare la posizione delle coppie etero. Per quelle, detto francamente, non serve affatto una legge. Se alle persone va di sposarsi, si sposano, in chiesa o in comune, come preferiscono. Se non vogliono, non si sposano e magari fanno testamento se desiderano che i propri beni passino al partner al momento del trapasso. I figli delle coppie non sposate hanno già in tutto e per tutto gli stessi diritti dei figli nati "in costanza di matrimonio", anche se uno dei due genitori magari è sposato e ha famiglia con altri. Insomma, tutti tutelati, già tutti contenti: quindi, mi verrebbe da dire, in dubio, astine. Meglio non mettere su altre norme se non ce ne è la più assoluta necessità, così almeno la pensa un liberale.

La spinta a questo tipo di legislazione infatti non è mai venuta dalle coppie etero, ma da quelle omosessuali. Non c'è, ed è ovvio che sia così per i motivi ricordati sopra, un movimento di opinione in questo senso da parte delle coppie etero, salvo qualche raro caso particolare. Conoscendo l'ipocrisia della nostra classe politica però e la sostanziale incapacità, tutta italiana, di chiamare le cose col loro vero nome, mi veniva abbastanza spontaneo il timore che in qualche modo, proponendo una legge per tutelare in realtà le coppie omosessuali, al fine di addolcire la pillola alla parte del Paese più ostile a questo tipo di legislazione (per ragioni ideologiche uguali e contrarie a quelle di coloro che invece ne sono a favore), a qualcuno sarebbe venuta in mente la bella idea di mettere in mezzo anche gli etero, tanto per dire che questa non-è-una-legge-per-i-gay, ma che riguarda tutti. E questo mi preoccupava, sì, perché normare sulle coppie etero significa normare sulla stragrande maggioranza dei cittadini di questo Paese e se si fa qualche sciocchezza in quel campo...gli effetti diventano drammatici per la tenuta sociale e l'avvenire culturale del Paese.

Un illuminante articolo di La Repubblica (sembra impossibile a dirsi, ma ogni tanto ne fanno), letto qualche giorno fa, ha confermato i miei più cupi presagi al riguardo.

Leggiamo infatti all'art. 15 di questo disegno di legge:

Art. 15. (Obbligo di mantenimento o alimentare) 1. In caso di cessazione della convivenza di fatto, ove ricorrano i presupposti di cui all’articolo 156 del codice civile, il giudice stabilisce il diritto del convivente di ricevere dall’altro convivente quanto necessario per il suo mantenimento per un periodo determinato in proporzione alla durata della convivenza. 2. In caso di cessazione della convivenza di fatto, ove ricorrano i presupposti di cui all’articolo 438, primo comma, del codice civile, il giudice stabilisce il diritto del convivente di ricevere dall’altro convivente gli alimenti per un periodo determinato in proporzione alla durata della convivenza.

Anche negli articoli precedenti sono scritte una serie di discrete boiate che, in sostanza, equiparano i conviventi alle persone sposate, ma il punto più agghiacciante forse è qui. L'obbligo del mantenimento e degli alimenti. Sì signori, avete capito bene: se andate a convivere con qualcuno o qualcuna e poi vi lasciate, questo o quella vi potrà chiedere il mantenimento o gli alimenti. Attenzione: agli alimenti, ai sensi del nostro codice civile, si ha diritto anche se si ha la colpa della separazione. Quindi, a farla semplice: mi metto con una, questa viene ad abitare a casa mia, dopo un anno che stiamo insieme scopro che mi riempie di corna e le chiedo la cortesia di andarsene. Se non ha un lavoro e un sostentamento suo, può chiedermi gli alimenti. Se invece sono io a mettermi con un'altra, può addirittura chiedermi l'assegno di mantenimento. Una vera ficata, non c'è che dire.

Il punto è che per incartarsi in questo matrimonio di fatto non serve firmare alcunché. All'articolo 19, comma 1 è infatti scritto esplicitamente che i conviventi di fatto possono disciplinare i rapporti patrimoniali relativi alla loro vita in comune con la stipula di un contratto di convivenza nel quale possono altresì fissare la comune residenza. "Possono", appunto. Si tratta di una facoltà, non di un obbligo. Si è insomma coppia di fatto nel momento in cui si prende la stessa residenza, non serve firmare alcun contratto o altro. Quello, se si vuole, è un in più.

Se all'inizio dicevo che la disciplina delle unioni civili fra persone dello stesso sesso mi lasciava alquanto indifferente, questa no, proprio no. Questa mi indigna, perché si capisce da qui che la signora Cirinnà e gli altri che con lei hanno firmato questo testo vengono proprio dal meraviglioso partito di "Quando c'era Berlinguer". Complimenti, questa bella trovata per far finta di non voler fare una-legge-per-i-gay ci porta armi e bagagli nella DDR, nello Stato che pretende di saperla più lunga di te. Il cittadino non è libero di scegliere da solo cosa vuole fare e cosa no. Non è maturo abbastanza per sapere che se vuole dei vincoli si sposa e se invece, ancora non si sente pronto, convive e basta. Il cittadino, agli occhi di questa repubblica socialista de noantri, sostanzialmente non sarà mai "maturo abbastanza" e per questo ha bisogno di uno Stato che decida per lui, al punto addirittura da imporgli dei vincoli di coppia anche quando uno, questi vincoli, proprio non se li vuole dare. 

E allora, torniamo al punto di partenza. Si vuole proprio fare un provvedimento per le coppie omosessuali? Mi verrebbe da rispondere che in un momento così drammatico per il Paese avremmo ben altre cose su cui impegnare il Parlamento che di un testo ideologico e sostanzialmente inutile i cui effetti reali si possono raggiungere già oggi con quanto messo a disposizione dall'ordinamento civile (stepchild compresa: è proprio di questa mattina il riconoscimento alla maternità, da parte di un giudice - e non è la prima volta - di una partner lesbica), ma insomma, se proprio vogliamo addentrarci in questo canale ideologico, facciamolo pure, lasciando stare, per amore di Patria, per amore di noi, del nostro futuro, dei nostri fratelli e dei nostri figli, le coppie etero.

Non imponiamo, di fatto, il matrimonio a chi non lo vuole, non facciamo entrare i tribunali nella gestione delle nostre mutande. Per cortesia: una speranza, un appello. Sospendete questa sciocchezza prima che sia troppo tardi. Non lasciamoci travolgere ancora una volta, anche su questo, dall'ipocrisia del dibattito politico. Facciamo una legge, se vogliamo, sulle coppie omosessuali, ma che sia questo e non altro. Lo scrivo e quasi non ci credo: se in questo Paese vince, come ha sempre vinto, il fare-finta-di-ciò-che-non-è piuttosto che l'autenticità delle cose, ahimè temo già di sapere come andrà a finire anche questa partita.

C'è, però, un risvolto abbastanza grottesco in tutta questa vicenda. Paradossalmente, i maggiori danneggiati, alla fine di questa storia, potrebbero essere proprio gli omosessuali, probabilmente la maggioranza di loro, quelli che non vogliono sottoscrivere un'unione civile, quelli a cui non è mai interessato farlo. Visto che la norma, ipocrita, sulle convivenze, non parla del sesso dei conviventi, potrebbe darsi il seguente caso di specie: uomo di mezza età, benestante, prende a vivere con sé un ragazzo giovane, carino e squattrinato, per qualche mese, magari un anno. Poi si stufa e lo manda via: bene, con questa legge, il signorotto potrebbe trovarsi un giorno in tribunale a mercanteggiare per l'assegno di mantenimento che, incauto, certo non pensava di dover elargire.

Così sicuri di volerla davvero sta legge Cirinnà?