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 Le cronache di questi giorni, stampa e web, sono piene di encomi e di slancio quasi amoroso nei confronti della cosiddetta "altra sinistra" di Syriza e Podemos, partito quest'ultimo nato in Spagna solo un anno fa e accreditato oggi dai sondaggi degli stessi consensi del Partito Popolare al Governo, con numeri quindi ben al di sopra dei Socialisti, avversari storici del Partito Popolare spagnolo.

Questi partiti vendono un sogno e ovviamente sono in molti coloro che amano naufragare in questo mare. Il sogno è quello della lunga marcia della sinistra che arriva finalmente alla meta, dell'eterna lotta contro il Capitale, contro i cattivi, che finalmente porta alla vittoria del popolo oppresso.

Ovviamente i leader giusti a vendere questo sogno sono dei fricchettoni bellocci (Tsipras poi neanche tanto fricchettone, ci pensa per lui il farsesco ministro dell'Economia che gioca a fare il ragazzino con la camicia fuori dai pantaloni), alternativi quanto basta, certamente fuori dagli standard della politica come l'abbiamo conosciuta fino ad ora.

In Italia non abbiamo esattamente questo modello di sinistra, abbiamo una sinistra nominale, non di fatto, costituita dal PD di Renzi, che propone politiche per la gran parte di centrodestra, ma occupa lo spazio politico della sinistra. I modi di Renzie però non sono lontani da quelli di Syriza e Podemos: leader giovane, gagliardo, che parla un linguaggio semplice, che vende ottimismo a profusione, un pifferaio magico capace di intortare anche i serpenti più scaltri solitamente diffidenti, che non propone reali soluzioni, ma il niente di cui parla lo sa presentare bene.

La domanda che sale a questo punto è: siamo proprio rassegnati all'idea di non poter uscire da questa trappola? Nulla salus extra sinistra radicale o sinistra alla Renzie? Davvero l'Italia e il resto d'Europa sono destinati a questo tipo di approdo?

D'altro canto, la destra europea oggi sembra avere solo due volti, nessuno dei quali particolarmente affascinante: o quello delle proposte choc e del linguaggio forte della Le Pen o di Salvini, o quello dei burocrati senz'anima di Bruxelles. Solo questo infame bivio si è in grado di schierare davanti alla Sinistra?

Continuo a pensare che non sia possibile rassegnarsi a questo. Credo, anzi sono sicuro, che molta parte dell'opinione pubblica vorrebbe eccome una proposta di centrodestra fatta di buonsenso, autentica, presentata con parole semplici e con entusiasmo. Una proposta che ovviamente non preveda l'uscita dall'Euro, potenzialmente demolitiva del nostro intero sistema economico, ma che non si traduca esclusivamente nelle politiche dell'austerity, nelle facce dei Katainen e degli Juncker. Fondamentalmente una politica di serietà e di efficienza, non di buonismo, che offra alla società un'autentica rivoluzione liberale, del merito, all'Americana per intenderci.

 Tra i cappelli con le corna della Lega e le facce di gesso dei funzionari fiamminghi ci deve essere uno spazio altro. Un'altra Europa deve essere possibile. 

Speriamo che questa proposta politica arrivi in tempo breve. Il rischio è che i sognatori dell'altra sinistra nel frattempo prendano il potere e facciano tanti di quei danni che poi non si riesca più a venirne a capo. Non si tratta di un pericolo lontano: vedremo a breve quali saranno le reali intenzioni di Tsipras, vedremo quale tra i due mali sceglierà, tra il rischio di far collassare il sistema economico, non solo il suo, e la prospettiva di doversi rimangiare le sciocchezze promesse in campagna elettorale.

Speriamo bene. Nel frattempo: povera Europa.