Falchi e colombe: un ignobile pollaio

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 La storia dei falchi e delle colombe è iniziata molto prima che la Pitonessa e il Vicepremier da Girgenti iniziassero a beccarsi tra loro. Vanta in realtà antichi e nobili natali: l'espressione fu coniata per definire l'atteggiamento interventista di quei membri del Congresso USA disposti a menare le mani con l'Inghilterra nel 1812. In quell'occasione, il Congresso americano si spaccò tra interventisti e pacifisti, e i fautori delle due diverse linee furono definiti, simbolicamente, falchi e colombe: i primi, aggressivi, come i falchi, e desiderosi di guerra; gli altri, le colombe inclini alla pace per definizione. 

Il termine è sopravvissuto nei decenni, utilizzato nei casi più diversi per definire due linee di pensiero contrapposte, l'una più aggressiva e l'altra più morbida. 

Arriviamo così ai falchi e alle colombe de' noantri, ovvero le due anime del PDL, uomini non divisi da posizioni politiche e culturali diverse, ma semplicemente riconducibili a coloro che hanno una poltrona governativa (le colombe) e a quelli che non ce l'hanno (i falchi). Duole constatare quindi che, nel nostro caso, se sulla carta la materia del contendere è, secondo quanto vorrebbe farci credere il vicepremier di Girgenti, il supporto o meno del percorso politico del Governo Letta, nei fatti la curiosa coincidenza che tutti i ministri siano colombe e tutti quelli che lo avrebbero voluto essere e non lo sono (come Brunetta o la Gelmini) siano falchi, qualche dubbio che dietro questa polemica ci sia mero opportunismo personale lo fa venire.

Se quindi, umanamente, si può anche capire lo stato d'animo degli uni e degli altri, certo politicamente tutta questa storia mette parecchio ribrezzo. Capisco che nell'Italia 2013 a parlare di senso delle Istituzioni e dello Stato viene quasi da ridere, ma qui ormai siamo nella piena eterogenesi dei fini: non esiste più alcuna linea politica, siamo semplicemente alla lotta tribale, cieca di chi cerca di rubare la poltrona all'altro, invidia penis trasformata in invidia scramni

La vicenda ci fa riflettere ancora una volta sull'errore storico di B., che è e rimane la sua incapacità di costruire una classe politica degna di questo nome, con un proprio orizzonte culturale e ideologico, in grado di sopravvivere a lui stesso. L'indegna rissa a cui stiamo assistendo da giorni, tra questi miserabili pseudo-pennuti, sta dimostrando, in maniera ahimè drammaticamente eclatante, la straordinaria pochezza di tutti questi personaggi, la loro incultura, la riduzione della contesa a mera gretta bagarre del poltrona mia, poltrona tua.

Per questo, se molti a sinistra provano ribrezzo per i patetici "lealisti", che esistono solo in quanto ombra del Cav, onestamente non credo che parimenti meritino particolare plauso queste "colombe", che svolazzano solo grazie al mangime a loro generosamente offerto per anni e anni da Silvio e che ora, per difendere l'ultimo ramo su cui si sono appollaiate, non esitano a beccare la mano che le ha sfamate. No, queste colombe non meritano proprio alcuna simpatia.

Dispiace vedere che a destra, oltre Silvio, non c'è niente. Le colombe non saranno mai in grado di costruire un soggetto politico credibile alternativo alla sinistra. Qualcuno di loro sicuramente è più rispettabile di altri, ha un background culturale, e magari anche accademico, di tutto rispetto, ma la sostanza non cambia: le colombe, pur volendo, non andranno da nessuna parte perché non hanno ali abbastanza robuste per volare. D'altro canto, i falchi fanno pena perché pensano ingenuamente che, diventando campioni di servilismo, B. un giorno li ricompenserà con maggiori posti e prebende.

Che tristezza. Sarebbe davvero molto bello avere un serio, autentico, credibile centrodestra in Italia. Non lo abbiamo e, a sentire gli starnazzi di questi giorni, non lo avremo per molto tempo ancora. Dai Silvio, facci almeno un favore: prima di lasciare la politica, chiudi questo indegno pollaio dando qualche pedata agli sciocchi pennuti.