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Oriana Fallaci, un mito che vorremmo ancora con noi

Circa 11 anni fa proprio di questi giorni usciva insieme al Corriere l'opuscolo "Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci", una lunga auto-intervista che poi, rimaneggiata e ampliata, sarebbe uscita in autunno nelle librerie italiane, come terza tappa della sorta di trilogia dedicata dalla scrittrice all'Islam, dopo La rabbia e l'orgoglio e La forza della ragione: la sua ultima pubblicazione in vita (Un cappello pieno di ciliegie, il romanzo incompiuto, è uscito postumo nel 2008).

Rileggendo questo testo si rimane ancor oggi incantati dalla profondità, dalla complessità, dall'autorevolezza e dalla ricchezza del pensiero. Le sue riflessioni a volte risultano inevitabilmente datate perché legate ad un'attualità vecchia ormai di undici anni e un lettore odierno, poco attento ai fatti della politica, probabilmente rischierebbe di perdersi dietro alcuni ritratti indiretti che ci regala la scrittrice: Alfonso Pecoraro Scanio, Marco Rizzo...persone che all'epoca contavano, ma che oggi per chi di politica si interessa, costituiscono niente più che un lontano ricordo; per gli altri, probabilmente, nomi che non dicono assolutamente nulla.

Rimane invece la forza di tante e tante riflessioni che, oggi come allora, luccicano come diamanti. La descrizione di quella che la Fallaci chiama la Caviar-Left, la Sinistra al Caviale, vive praticamente al di là dello spazio-tempo: "Per tenersi a galla, oggi bisogna stare a Sinistra. E non solo perché merita economicamente e politicamente, perché ti assicura l'impiego e ti garantisce il potere, ma perché è di moda. Sissignori, è una moda ormai stare a Sinistra...Per i giornalisti e le giornaliste e i direttori di giornali che facendo i filoislamici e gli antiamericani intascano stipendi da capogiro...Quando ero bambina, i comunisti volevano che i ricchi si vergognassero d'essere ricchi. Sostenevano che la proprietà è un furto. Ora, se non sei ricco ti sputano addosso. E spesso sono più ricchi dei ricchi di allora. Adorano il lusso e dicono di volersi battere per il superfluo."

Colpisce l'ironia della Fallaci sulle donne che si rifanno dal chirurgo estetico inseguendo ridicolmente la perduta giovinezza senza apprezzare la grande e autentica libertà che gli anni e la vecchiaia possono offrire (e nel 2004 plastiche e botox erano assai meno diffusi che oggi); sconvolge la descrizione della pochezza della Destra italiana e l'amara e verissima considerazione che l'errore politico più grande di Berlusconi sia stato quello di circondarsi sempre di omuncoli, di yes men pronti a tradirlo nel momento in cui l'utilità suggerisce qualcosa di diverso, soprattutto se si pensa che nel 2004 le varie scissione di Fini, Alfano, Fitto, Verdini non erano ancora avvenute.

Il pensiero della Fallaci è sempre forte, tagliente. Si può, ovviamente, non condividere in tutto e per tutto, ma indiscutibilmente affascina, commuove, tocca il lettore nel profondo dell'animo.

E la rilettura di questo ultimo pamphlet fa venire anche una grande nostalgia e senso di vuoto per la perdita che tutti abbiamo avuto nel 2006 con la sua morte. La lettura di quelle pagine lascia l'amaro in bocca, perché viene voglia di chiederne ancora e ancora, piacerebbe sentire il parere della Nostra su Obama, su Renzi su tutto quello che è successo in questi ultimi undici anni. In un'epoca in cui l'ISIS non esisteva nemmeno, la Fallaci afferma a chiare lettere che "il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani"...cosa direbbe oggi dell'accordo con l'Iran? 

Cosa scriverebbe della crisi greca? Sarebbe stato molto interessante leggere le sue riflessioni al riguardo, sui vari Tsipras e Yaroufakis, lei che in Grecia dopo la morte di Panagoulis diceva non averci più voluto mettere piede perché disgustata dal comportamento di molti personaggi politici: in qualche modo già presagiva, magari a livello esclusivamente emotivo, l'abisso verso il quale la Grecia stava andando incontro?

Certo, il nocciolo duro del suo pensiero rimane l'Islam, la critica ai politicanti che ad esso non si oppongono, la sua fiera contrarietà ad ogni compromesso con questa religione.

Chi rimane oggi a rilanciare questo tipo di opinioni? I Salvini, le Meloni, i Giuliano Ferrara, gli Antonio Socci...già nel fare quest'elenco viene da sorridere perché si coglie immediatamente la sproporzione, imbarazzante, tra questi soggetti e la nostra eroina. Oriana Fallaci è stata una scrittrice, un'intellettuale, nota, tradotta e apprezzata in tutto il mondo. Gli altri sono soggetti che, passato il Brennero, nessuno sa chi siano.

E dunque il senso di solitudine, di abbandono, cresce. Non c'è più, oggettivamente, una figura della sua levatura in grado di prenderne il testimone. Nessuno che, almeno in parte, con pari dignità, caratura e rilevanza, sappia proporne  e rilanciarne argomenti e analisi.

Siamo davvero molto più soli da che Oriana Fallaci ci ha lasciati. Ci aggrappiamo a queste pagine, vecchie di oltre dieci anni, sognando nelle nostre orecchie di ascoltare il suo commento sui vari Renzi, Obama e Papa Francesco. Chiudendo gli occhi ci sembra quasi di sentire la sua voce che parla di loro...e, chissà perché, non sembra proprio dell'umore migliore...!

 

L'abitudine genera rassegnazione. La rassegnazione genera apatia. L'apatia genera inerzia. L'inerzia genera indifferenza e oltre a impedire il giudizio morale l'indifferenza soffoca l'istinto di autodifesa cioè l'istinto che induce a battersi. (Oriana Fallaci)

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