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Evviva Checco Zalone, eroe del politicamente scorretto

 

Checco Zalone, lasciatemelo dire, è semplicemente un mito. Mi è capitato recentemente di vedere due suoi film, Cado dalle nubi e l'ultimo uscito, Sole a catinelle. Fantastici, meravigliosi perché fanno ridere, e ridere sul serio, con una satira non politically correct, ma ricca di salaci pizzicate anche laddove il pudore della pseudo cultura radical chic, egemone nel nostro Paese, non lo consentirebbe.

Sole a catinelle è la storia di una famiglia come tante altre. Un padre, Checco, che per sbarcare il lunario è costretto a vendere aspirapolveri, con scarso successo in tempi di crisi e che, per bullarsi col figlio, arriva a promettergli, in caso di pagella con tutti 10, una vacanza da sogno; una madre che perde il lavoro nella fabbrica dove lavora come operaia; un figlio molto intelligente, e molto legato a suo padre e a sua madre. Nel momento in cui questa pagella arriva, ovviamente con tutti 10, il padre, povero in canna, non sa come far fronte alla promessa incautamente avanzata.

Padre e figlio partono quindi per il Molise, dove Checco ha una zia, tirchissima, pensando di passare qualche giorno come ospiti a scrocco, senza prevedere la bruttezza e la noia del posto, e di lì, di passaggio per la Toscana, si imbattono nella casa - reggia di tale Zoe, giovane e bella riccona di origine francesi, che vive nel maniero insieme al figlio Lorenzo, bambino coetaneo del figlio di Checco, ma con alcuni tratti autistici. La conoscenza di Checco e di suo figlio sono un toccasana per Lorenzo, per questo la madre invita i due ospiti capitati per sbaglio a fermarsi da loro qualche giorno. Questa ospitalità comporterà inevitabilmente la condivisione per Checco e suo figlio della vita extra lusso che conducono Zoe e Lorenzo; entreranno in contatto con il resto della famiglia, ne frequenteranno le compagnie elitarie, sciocche, vuote e danarose. Da qui, un'interminabile serie di gag ed equivoci, fino al finale, anche quello sorprendente per la sua semplicità.

Quello che si apprezza in Checco è la capacità di fare battute là dove non te le aspetteresti, di trasformare, letteralmente, in canzonetta la satira sociale. Così, se in Cado dalle nubi ci presentava una divertentissima canzone sui gay, politicamente assai scorretta per i tempi d'oggi, qui abbiamo vere e proprie frasi choc come quando Checco definisce semplicemente 'comunisti' Zoe e la sua famiglia, personaggi dediti al lusso più frivolo e fintamente amici del popolo e della natura (smascherando, in un sol colpo, l'equivoco intrinseco dell'animo radical chic), oppure come quando, durante un simil raduno di Confindustria, Checco, fingendosi imprenditore, riflette sul costo dei lavoratori per le aziende, e avanza la provocatoria proposta che se un imprenditore, in caso di gravidanza, è costretto a pagare lo stipendio alla madre, al sostituto, più altri oneri annessi e connessi, forse è anche giusto che sia l'imprenditore stesso a fecondare la donna lavoratrice! Frase ovviamente ingiusta, anche irrispettosa nei confronti delle donne certo, ma che tocca in maniera efficacissima, diretta e senza mezze misure, il tema del costo del lavoro in Italia e la connessa cautela che molti veri imprenditori hanno nell'assumere personale.

Insomma, evviva Checco Zalone. Evviva una comicità come la sua, che non ha paura di picchiare anche certe sacche culturali che forse, per opportunismo, potrebbe avere interesse a non toccare. Mi sorprende per certi aspetti il successo che Checco ha avuto, mi sorprende che uno come lui sia riuscito a sopravvivere in un ambito, come quello del cinema e della televisione, che certo non premia le differenze e che accetta la satira solo quando è fatta su B.

Non ci toccate Checco, please! E a presto per altre esilaranti avventure.

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